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Crociera atlantica del decennale

 

L’idea di effettuare la crociera in Nord America venne a Balbo durante il viaggio di ritorno da una visita negli Stati Uniti compiuta nel 1928. Così egli stesso scrisse: ”Per la prima volta mi balenò improvvisa, irresistibile, viva nella mente, la visione di una squadra aerea italiana che trionfalmente giungesse sul cielo di New York”. A questo fine fu costituita nel 1931 ad Orbetello la NADAM (Scuola Navigazione Aerea Di Alto Mare)  e ne fu affidato il comando al Col. Umberto Maddalena.

La Scuola NADAM

 

Detta Scuola iniziò a funzionare solamente il 2 maggio 1932 al comando del Gen. Aldo Pellegrini perché nel frattempo il com.te Maddalena era morto in un incidente di volo.

Inizialmente si era pensato di effettuare la crociera nel 1932 per celebrare il decennale del governo fascista, ma i tempi erano stretti e Balbo decise di rinviarla al 1933 dicendo che “ Il successo delle imprese aeronautiche in gran parte dipende dalla loro minuziosa preparazione preventiva”.

Così l’impresa celebrò il decennale della fondazione dell’Arma Aeronautica (1923).

All’inizio si era pensato ad un giro del mondo arrivando negli USA da occidente toccando India, Cina, Giappone, isole Aleutine, Alaska, Panama, New York, Terranova, Irlanda;

 

Nella foto, da sinistra il Gen. S.A. Italo Balbo,  il Gen. B.A. Aldo Pellegrini e il Magg. Ulisse Longo

 

poi, anche in considerazione della guerra scoppiata tra Cina e Giappone si ripiegò su un progetto più modesto ma egualmente importante sia politicamente che tecnicamente, ossia: Roma, Chicago, New York, Roma.

Chicago fu scelta come meta finale perché nel 1933 avrebbe ospitato l’Esposizione Mondiale

“A century of progress”.

 

Roma, maggio 1932. I partecipanti al Convegno internazionale dei Trasvolatori Oceanici. 

Accanto a Balbo, l'Ammiraglio Coutinho

 

 

Centinaia di piloti spedirono al Ministero dell’Aeronautica domande di partecipazione alla nuova crociera che furono rigorosamente selezionate. Alla fine vennero prescelti 70 ufficiali piloti, tutti scapoli e per quattro quinti provenienti dall’aviazione terrestre.

Non tutti i 70 giunsero alla fine del corso e ne dovettero essere scelti altri per rimpiazzare i mancanti. L’addestramento teorico-pratico comprendeva lezioni di matematica, fisica, aerodinamica, navigazione, inglese, esercitazioni marinaresche e sportive e soprattutto esercitazioni di volo ( una media di 500 ore ripartite in due anni). I docenti furono tutti di prim’ordine, come il prof. Giuseppe Simeon, il Col. Napoleone del Duca, il Col. Luigi Biondi ecc.

Per far prendere confidenza con freddo, neve e ghiaccio, gli equipaggi frequentarono corsi sciistici, effettuarono gite in montagna ed perfino alcuni voli con aerei da turismo muniti di sci.

D’estate la spiaggia della Feniglia (Orbetello) era ad esclusiva disposizione degli allievi.

Gli specialisti non solo vennero istruiti in aula e in volo ma anche presso le ditte costruttrici degli aerei e dei motori.

Nel maggio 1932 si svolse a Roma il Convegno Nazionale dei Trasvolatori Oceanici che riunì i più famosi aviatori del mondo (fra cui i numerosi italiani)

La Centuria Alata

 

che fu indispensabile per ottenere tutte le informazioni relative all’organizzazione del gran volo.

L’itinerario definitivamente prescelto fu: Orbetello, Amsterdam, Londonderry, Reykjavik, Julianehaab ( successivamente cancellato), Cartwright, Shediac, Montreal, Chicago, New York, Shoal Harbour, Azzorre, Lisbona, Roma-Ostia.

 

Itinerario della Crociera del Decennale

 

Gli aerei S55, denominati S55X, furono notevolmente migliorati, carenando motori e radiatori, mettendo eliche tripale con passo modificabile da fermo e aggiungendo un’ogiva al mozzo dell’elica. Come motore fu scelto l’Isotta Fraschini ASSO750 con una potenza di 930 CV a 1900 giri. Furono montate su ogni aereo doppie strumentazioni di volo, adottati trasmettitori e ricevitori studiati dall’Aeronautica Italiana  e un radiogoniometro Telefunken.

Il supporto della Marina Militare fu ridotto al minimo: 2 sommergibili ( Balilla e Millelire) e 2 vedette. Lo yachtAlice era stato nel frattempo comprato dall’Aeronautica.

 

Nella foto lo yacht Alice e i sommergibili Balilla e Millelire

 

Vennero inoltre noleggiate 6 baleniere  con equipaggio inglese e comandante italiano sulle quali erano installati apparati ricetrasmittenti e radiogoniometri Marconi; infine 4 navi danesi furono utilizzate per il servizio metrologico e l’eventuale soccorso.

Alcuni piloti furono inviati ad esplorare le zone più a Nord che sarebbero state toccate dalla crociera: il Cap. Recagno in Groenlandia, il Cap. Abbriata in Terranova, il Ten.Col. Cagna e il Cap. Questa in Islanda. Per le previsioni meteorologiche si utilizzò il prof. Eredia e il metereologo tedesco dott. Baumann specialista della climatologia artica.

La partenza della crociera avvenne ad Orbetello l’ 1 luglio 1933 e l’arrivo a Roma il 12 agosto successivo.

 

Idroscalo di Orbetello: preparativi prima della partenza

 

 

La prima tappa si svolse regolarmente sorvolando le Alpi, la Svizzera e la Germania.

 

Gli S55 sorvolano le Alpi

 

Purtroppo all’arrivo ad Amsterdam l’aereo pilotato dal Cap. Baldini si rovesciò all’ammaraggio e si sfasciò.

 

L'idrovolante S55 del Cap. Baldini incidentato

 

Il motorista Serg. Quintavalle morì rimanendo impigliato nei rottami. Il 2 luglio gli aerei proseguirono per Londonderry da dove Balbo, a causa del tempo incerto, rimandò la partenza dicendo a quelli che volevano partire subito “ Questa è una manovra in grande stile non una gara di velocità”. Il 5 luglio proseguirono per Reykjavik trovando durante il percorso una fitta nebbia che comportò 1 ora e mezza di volo strumentale.

 

Gli apparecchi giungono a Reykjavik

  

L'arrivo a Cartwright visto dallo yacht Alice

 

Le tappe successive sul continente americano, Shediac e Montreal, furono compiute regolarmente e il 15 luglio la formazione arrivò trionfalmente accolta a Chicago.

La squadra passa sull'Esposizione mondiale di Chicago

 

Sulla città i trasvolatori trovarono una grande quantità di aerei e 2 dirigibili. Una formazione aerea americana li accolse disposta in modo da formare la parola “Italy”. Milioni di persone attendevano l’arrivo sulle grandi strade e i parchi costieri.

 

La folla al Navy Pier di Chicago

 

Appena sbarcati gli aviatori italiani salirono su un corteo di 50 automobili per la visita dell’esposizione mondiale. Nei giorni successivi all’arrivo fu scoperta la targa della General Balbo Avenue e fu inaugurato il monumento a Cristoforo Colombo. Il sindaco di Chicago consegnò a Balbo una grande chiave in oro della città, mentre una tribù pellerossa Sioux accampata presso l’esposizione proclamò Balbo suo capo onorario e gli impose il nome di “Aquila volante”.

L’accoglienza a New York fu ancora più grandiosa di quella di Chicago: Balbo fece condensare in una giornata la famosa sfilata trionfale di Broadway, i discorsi alla City Hall e la manifestazione della comunità italiana a Madison Square Bowl.


Il corteo in Broadway


Il discorso di S.E. Balbo al Madison Square di New York

 

In questa sede pronunciò quello che fu considerato il suo più bel discorso in cui tra l’altro disse ai connazionali si doveva essere fieri di essere italiani perché questo era un titolo d’onore.

Successivamente il presidente F.D.Roosevelt  ricevette Balbo alla Casa Bianca trattenendolo a colazione e inviò un telegramma di congratulazioni al re d’Italia.

Ormai si doveva decidere la rotta per il ritorno; la più facile era quella delle Azzorre mentre quella che passava per l’Irlanda, pur essendo la più rischiosa, era la più desiderata dai trasvolatori,ma nel ritorno non si doveva rischiare di compromettere, con un insuccesso anche parziale, la stupenda riuscita dell’impresa.

Il 25 luglio iniziò il volo di ritorno in direzione di Shediac, mentre gli equipaggi mostravano qualche segno di stanchezza, infatti due aerei dovettero ammarare lungo il percorso: uno per completare il rifornimento di carburante e un altro per una leggera avaria del motore.

 

Su Capo Split. In volo per l'Europa: addio America!

 

Nella tappa successiva Shediac-Shoal Harbour un idrovolante dovette fermarsi per un’avaria ad una pompa. A Shoal Harbour la sosta durò più del previsto per il forte maltempo e alla fine Balbo decise di partire l’8 agosto per le Azzorre.

In tutto quel periodo il carisma di Balbo fu essenziale per tenere compatti e su di morale i trasvolatori, la traversata verso le Azzorre durò 11 ore e all’arrivo una parte degli aerei dovette ammarare a Horta e una parte a Punta Delgada per l’impossibilità di ripararli tutti in una sola località. Purtroppo al successivo decollo per Lisbona un velivolo si capovolse per cause non ben accertate (forse un’onda lunga affrontata in velocità) e morì il secondo pilota Ten. Squaglia.

Da Lisbona a Roma si era ipotizzato un altro scalo ma Balbo decise di fare un’unica tratta. L’imprevisto vento contrario fece rischiare un arrivo ad Ostia dopo il crepuscolo.

Il Gen. Pellegrini richiese di ammarare a Los Alcazares ma l’esperto motorista di Balbo Cap. Cappannini assicurò il suo capo che i motori avrebbero retto allo sforzo del lungo volo. Balbo arrivò in vista di Ostia verso le 18 e si mise a circuitare per attendere gli altri che ammararono alle 18,35.


L'arrivo dello stormo all'Idroscalo di Ostia

 

 

La trasvolata atlantica di circa 20.000 km si concluse quindi con 2 caduti e 2 velivoli perduti.

Furono trasportati sull’Atlantico Settentrionale 107 uomini, più del doppio di tutti gli aviatori che avevano precedentemente attraversato quel mare; inoltre era stato confermato il primato italiano nella capacità di far volare masse di aerei sulle lunghe distanze.

L’impresa fu coronata con la sfilata trionfale a Roma e il  passaggio sotto l’arco di Costantino.

 

La suggestiva scena del trionfo romano


Roma - Via dei Trionfi

 

Balbo ricevette da Mussolini il berretto di Maresciallo dell’Aria mentre tutti gli atlantici ebbero una promozione al grado superiore o la medaglia d’oro al valor aeronautico.