Crociera atlantica Italia-Brasile
Ricordiamo le parole pronunciate da Balbo a Porto Natal: “La morte eroica dei nostri camerati dimostrerà al mondo la difficoltà dell’impresa. Con il loro martirio essi l’hanno spiritualmente ingigantita. Partendo da Orbetello ognuno di noi sapeva che lo stesso destino poteva toccarci”.
I successi delle crociere aeree mediterranee diedero sia a Mussolini che a Balbo la certezza che questo genere di imprese era la via giusta per elevare il prestigio dell’Italia nel mondo. Conseguentemente, verso la fine del 1929, con la solita meticolosità fu messo allo studio il progetto della crociera Italia-Brasile.
Rotta della crociera Italia - Brasile
Il 1 gennaio 1930 venne costituito ad Orbetello il 93° gruppo da bombardamento marittimo al comando del Col.Umberto Maddalena, pilota sperimentatissimo, recordman del mondo di distanza e durata, primo con il Ten. Cagna ad avvistare la tenda rossa al Polo.
La data per la traversata dell’oceano fu prevista per il 4 gennaio 1931, corrispondente al periodo del plenilunio. L’aereo giudicato più idoneo fu nuovamente l’S55, fornito di motore Fiat A22R con 200HP in più dell’ASSO500 e con eliche di legno di maggior diametro. Tale aereo venne denominato S55 TA (Trasvolate Atlantiche).
Per maggior sicurezza il Cap. Cagna e il Ten. Calò Carducci furono inviati a Bolama per effettuare prove di decollo a pieno carico. La preparazione degli equipaggi ad Orbetello includeva lezioni teoriche di volo e navigazione, voli in formazione di giorno e di notte con tutte le condizioni atmosferiche. A tali voli partecipava il più spesso possibile anche Italo Balbo, nonostante i suoi doveri di ministro lo impegnassero molto.
Alle lezioni teorico-pratiche furono intercalati esercizi sportivi, canottaggio, marce in pianura e in montagna, tennis e scherma. In nuce c’era già la NADAM ( Scuola di Navigazione Aerea Di Alto Mare) che sarebbe stata istituita ad Orbetello il 15 marzo 1931 in vista dell’effettuazione della crociera Atlantica del decennale.
Nella figura gli equipaggi ad Orbetello davanti a un S55 TA
La scorta navale fu assegnata ad una divisione composta da 8 esploratori e comandata dall’Amm. Umberto Bucci. Per la preparazione delle basi sulla costa africana fu noleggiato lo yacht Alice, mentre la preparazione delle basi sulla costa brasiliana fu affidata al Gen. Pellegrini.
Lo yacht Alice e l’esploratore Da Recco
Alla fine del 1930 tutto era pronto per la partenza che ebbe luogo il 17 dicembre 1930 con 14 velivoli tra cui 2 di riserva (che parteciparono a tutta la crociera).
Orbetello - La notte della partenza
L’arrivo a Rio de Janeiro avvenne il 15 gennaio 1931.
Durante la prima tratta della crociera (Orbetello-Los Alcazares), dopo un inizio regolare, gli equipaggi furono messi a dura prova da un fortunale con nubi basse, vento impetuoso, pioggia e grandine.
Gli aeroplani in rotta verso le Baleari prima del violento fortunale
Nei pressi delle Baleari la formazione, che fino ad allora era riuscita a rimanere unita, si divise in due gruppi: uno con 8 velivoli condotti da U. Maddalena ed uno con i restanti sei guidati da Italo Balbo. Quest’ultimo, vista la violenza dell’uragano, preferì ammarare a Puerto de Campo nell’isola di Maiorca, dove gli equipaggi faticarono non poco ad ormeggiare gli aerei.
Maddalena volle invece raggiungere ad ogni costo, come da programma, Los Alcazares, dove gli idrovolanti arrivarono sparpagliati e maggiormente danneggiati a causa della grandine.
Da questa avventura Balbo acquistò certamente maggior sicurezza sia come pilota che come capo formazione. Riparati i velivoli, la crociera continuò regolarmente sul percorso stabilito: Kenitra, Villa Cisneros e Bolama dove giunse il giorno di Natale.
Bolama - Gli apparecchi al gavitello nella baia
A causa delle condizioni meteorologiche sfavorevoli, il grande balzo attraverso l’Atlantico dovette essere procrastinato sino al 6 gennaio, appena in tempo per sfruttare la luce lunare. Alle ore 1.29 del 6 gennaio iniziò il decollo per squadriglie. Partirono per primi Maddalena e Balbo; il Gen. Valle non riuscì a partire al primo tentativo a causa di un preoccupante innalzamento della temperatura dell’acqua e altrettanto accadde al Cap. Recagno. Mentre Valle e Recagno attendevano che i motori si raffreddassero, videro accendersi un grande bagliore all’orizzonte. Il velivolo del Cap. Boer dodici minuti dopo il decollo si era inabissato in mare e i quattro componenti dell’equipaggio persero la vita, le loro salme non furono mai ritrovate. Il Gen. Valle e il Cap. Recagno alleggerirono gli aerei scaricando il surplus di benzina ed erano pronti a partire con un’ora e mezza di ritardo, Valle decollò regolarmente mentre Recagno a circa 50 metri di quota ebbe una perdita di velocità che provocò un violento contatto dello scafo destro con l’acqua. Nell’urto perse la vita il motorista Luigi Fois.
Bolama, 6 gennaio, rimorchio dell'apparecchio del Cap. Recagno dopo l'incidente
Il Gen. Valle si mise ad inseguire la formazione con forte ritardo e la raggiunse solo in prossimità delle coste del Brasile, impiegando solo 17 ore anziché 18,30 come gli altri aerei.
Durante il volo attraverso l’Atlantico il velivolo del Cap. Baistrocchi fu costretto ad ammarare in pieno Oceano e fu rimorchiato con grande difficoltà dall’esploratore Pessagno sino all’isola Fernando de Norohna. Durante il successivo rimorchio verso le coste brasiliane fini’ per sfasciarsi urtando la nave che lo trainava e venne affondato. Il velivolo del Cap. Donadelli fu costretto all’ammaraggio in mare aperto e fu rimorchiato dall’esploratore Pancaldo all’isola di Fernando de Norohna dove riparò le avarie con mezzi di bordo e riprese subito il volo unendosi agli altri 10 aerei giunti a Porto Natal.
Nonostante tutte queste vicissitudini mai prima di allora era stata effettuata un’impresa aviatoria così grandiosa e complessa. Tutta la navigazione attraverso l’oceano era stata condotta in base a stime e rilevamenti radiogoniometrici mentre i rilevamenti astronomici non furono utilizzati a causa della nebulosità.
In una sola volta i trasvolatori dell’Atlantico Meridionale passavano da 24 a 64 (di cui 45 italiani).
Il primo volo senza scalo tra l’Africa e il Sud America (compiuto dal pilota Jean Mermoz) era stato effettuato solo 8 mesi prima ed era stato omologato come primato di distanza in linea retta per idrovolanti. Questo primato era stato replicato in una sola volta da 10 idrovolanti italiani.
Da Porto Natal a Bahia e a Rio de Janeiro il volo si svolse senza inconvenienti, accolto dall’entusiasmo delle popolazioni locali tra cui c’erano numerosi italiani.
Porto Natal - Accoglienza della popolazione all'arrivo
All’arrivo la formazione sorvolò Rio mentre la divisione navale italiana entrava in porto dove sotto un sole splendente c’era un milione di persone che attendeva l’arrivo dei trasvolatori.
Lo stormo al passaggio sulla squadra navale
La stampa mondiale esaltò l’impresa e magnificò la preparazione professionale degli equipaggi e i progressi tecnici della nostra aeronautica.
Si svolsero successivamente entusiastiche manifestazioni in diverse città brasiliane e il 7 febbraio 1931 gli equipaggi rientrarono in Italia sul transatlantico Conte Rosso.
Il transatlantico Conte Rosso
Gli 11 aerei S55 TA furono venduti al Brasile che li impiegò per diversi anni.
A Bolama Balbo fece erigere un monumento in onore dei 5 caduti (Cap. Boer, Ten. Barbi Cinti, Serg.Magg. Imbastari, Serg. Nensi e Serg. Fois ) che venne inaugurato nel 1932.
Il monumento ai Caduti di Bolama
Il monumento fotografato il 6 febbraio 2020
Di seguito un contributo filmato in memoria dei Caduti di Bolama:
Crociera aerea Italia - Brasile 1930-1931 Ai Caduti di Bolama Guiné Bissau https://www.youtube.com/watch?v=FiuFymtGrmA
(M.D.F.)